I piani triennali di razionalizzazione della spesa. Opportunità o rischio?

Gaetano Scognamiglio, Presidente, PROMO P.A. Fondazione

Come superare le difficoltà gestionali legate ai nuovi vincoli di finanza pubblica? È quanto si domandano oggi Amministratori e Dirigenti di fronte alla logica perversa dei tagli lineari che – nella scia di una logica costante, meramente ragionieristica – penalizzano  soprattutto le Amministrazioni  che negli anni scorsi avevano adottato politiche di rigore.

Nelle pieghe della manovra vi è però qualche spiraglio per l’adozione di politiche attive per affrontare la crisi. Si tratta dei piani triennali di razionalizzazione e riqualificazione della spesa, "nascosti" nel quarto comma dell’articolo 16 del D.L. 98/2011, convertito nella Legge 111/2011.
I piani sono destinati a stimolare tagli e risparmi di spesa. Gli ambiti delle relative azioni  vanno dalla ristrutturazione organizzativa alla semplificazione e digitalizzazione, fino alla riduzione dei costi della politica e di funzionamento. I risparmi cosi conseguiti possono essere destinati alla contrattazione integrativa per il 50%.

Come è stato giustamente rilevato (vedi Francesco Verbaro, Sole24Ore, lunedì 25 luglio, pag. 14) i piani sono l’unico strumento per finanziare la contrattazione di secondo livello in mancanza del rinnovo contrattuale nazionale e quindi "la spinta a individuare risorse… porterà i datori di lavoro e soprattutto le organizzazioni sindacali a svolgere un nuovo ruolo e ad avviare relazioni sindacali virtuose… La sfida economico finanziaria… richiede modelli nuovi di relazioni sindacali, che riguardino innanzitutto i processi ampi di riforma e che dovranno portare a ridisegnare il settore pubblico".

D’altra parte non è  la sola  manovra che induce al cambiamento. Essa infatti si inquadra in altri scenari di vasta portata quali l’attuazione delle Leggi delega sul federalismo fiscale, la messa a punto dei parametri di virtuosità e l'inquadramento delle Pubbliche Amministrazioni in un contesto che riguarda anche le loro partecipate, con la necessità che le azioni di razionalizzazione siano ad ampio raggio, talché i suddetti piani possono interessare anche le società stesse.

Se dunque da un lato i piani possono costituire l’unico sistema per affrontare la crisi e le Amministrazioni Pubbliche hanno il dovere di porvi mano con grande impegno, sarebbe necessario convincere chi si appresta a varare azioni di razionalizzazione e di risparmio,  che il supposto premio non si trasformi in una beffa, come è successo fino a oggi alle Pubbliche Amministrazioni che hanno tagliato negli anni precedenti, con l’effetto che tali tagli hanno ridotto ulteriormente le capacità di spesa.

 
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