Rapporto Nazionale sui Modelli di Sviluppo delle Città d’ Arte

La recente congiuntura economica dell’area dell’Unione Europea e le difficoltà che il nostro Paese sta incontrando per rilanciare la crescita, impongono nuove sfide, che vanno affrontate con determinazione anche a livello locale.
In questa particolare situazione le città – e soprattutto le città d’arte –  possono agire da propulsore allo sviluppo facendo leva su stimoli che si possono ritenere “analoghi” a quelli che in passato le resero protagoniste quali cultura, creatività e innovazione tecnologica. La complessità di queste sfide ci indica quanto sia elevata la posta in gioco, mentre il dibattito sulle città creative inaugurato da Richard Florida nei primi anni del nuovo millennio è ben lungi dall’essere concluso.

In quest’ottica si inseriscono i Rapporti Nazionali sui Modelli di Sviluppo delle Città d’Arte Italiane, ricerche promosse da PROMO P.A. Fondazione, sostenute dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che hanno in sintesi l’obiettivo di elaborare modelli di sviluppo per preservare le caratteristiche tangibili delle città d’arte e stimolare l’attivazione di azioni per una nuova vivacità economica.

I Rapporto Nazionale sui Modelli di Sviluppo delle Città d’Arte Italiane

Muovendo dai principi di vivibilità dei siti il rapporto ha individuato, infatti, modelli di sviluppo collegati non solo al turismo, ma anche a comparti alternativi che sul mercato mondiale potranno trovare appetibilità. Presupposto a base dello studio sarà che “solo un’azione di governo del territorio che miri a preservare e sostenere quei “valori” locali capaci di rilanciare i luoghi cui essi sono legati attraverso l’uso di quel vettore unico e ineguagliabile rappresentato dalla cultura può ambire a uno sviluppo dei territori che ne coinvolga gli aspetti sociali, economici e culturali insieme. Il territorio e il patrimonio di culture in esso inserito, il “fattore cultura”, insomma, può infatti rappresentare la “risorsa” capace di rivitalizzare il sistema città e favorirne l’innovazione economico/sociale”.

I punti salienti dell’indagine hanno toccato: la vivibilità, le soluzioni di compatibilità con l’innovazione tecnologica, la conservazione dell’animus loci, le politiche di PPP, il fabbisogno professionale del management, il mantenimento e/o il recupero delle attività tradizionali.

 

Obiettivo principale del primo rapporto sulle città d’arte è stato quello di  individuare nella casistica analizzata modelli gestionali replicabili che non abbiano distrutto specificità e animus loci delle città d’arte su le quali insistono, pur nell’attivazione sul territorio di azioni improntate allo sviluppo economico non esclusivamente legato al comparto turistico.

 

In occasione di Lu.Be.C.- Lucca Beni Culturali sono stati presentati i risultati intermedi del rapporto.

Il rapporto finale è stato presentato e distribuito giovedì 17 novembre 2011 all’interno dell’incontro organizzato in collaborazione con Anci Toscana dal titolo “Risorse per la Cultura. Promuovere lo sviluppo delle città d’arte” in occasione dell’evento annuale “DIREeFARE” .

Scarica la presentazione o richiedi il rapporto


II Rapporto Nazionale sui Modelli di Sviluppo delle Città d’Arte Italiane

Il Secondo Rapporto focalizza – attraverso lo studio di una casistica – alcune linee di indirizzo per l’attuazione di una politica di sviluppo proattiva nelle città d’arte, proponendosi come un utile riferimento per gli amministratori delle città d’arte impegnati per promuovere il sistema città – territorio, anche in sinergia con il privato, sullo scenario segnato dalle politiche europee.
Il focus su Lucca, che è parte integrante del secondo rapporto e sostenuto dal Comune di Lucca, si inquadra nella maggiore consapevolezza della relazione fra valorizzazione dei beni culturali e più in generale fra crescita culturale e sviluppo economico della città.
Un approfondimento rispetto alla  prima edizione del rapporto ripensa la questione dimensionale della città, che non va considerata ormai nella tradizionale concezione di unità isolata, bensì inserita nel reticolo di relazioni instaurate con le realtà circostanti, ridisegnando il territorio ed estendendo la problematica a tutta le regione.Il secondo rapporto è stato presentato nel 2014.