Europa: si o no?

Prendiamo spunto dal Referendum che si terrà in Gran Bretagna il 23 giugno riguardo alla decisione se continuare a far parte dell’Unione Europea o no. La prospettiva dell’uscita di uno Stato membro dall’Unione Europea non è una novità: nei mesi passati si è parlato di una Grexit (acronimo composto dalla parole Greece ed Exit); oggi si parla di Brexit. Ma esiste già un movimento composto da varie forze di estrazione trasversale che spinge per una Italexit.

Non vogliamo in questa sede entrare nel merito delle questioni politiche (il sovranazionalismo applicato dalla UE funziona o no? Ha portato e/o porterà vantaggi agli Stati membri?) e neppure geoeconomiche (un singolo Stato nel contesto globalizzato ha maggiori o minori possibilità di competere con le altre potenze economiche – USA, Giappone ed i BRICS – ?). Quello che vogliamo approfondire è la questione dei finanziamenti che sono gestiti direttamente e indirettamente dall’Unione Europea. Questo perché molta stampa ha addotto, tra le argomentazioni circa l’opportunità dell’abbandono dell’UE da parte dell’Italia, il fatto che il bilancio tra quanto versiamo e quanto riceviamo è nettamente in passivo. Al di là delle cifre, che dimostrano come questo assunto sia vero (per una completa analisi è possibile consultare il sito web del Governo italiano  circa l’impiego dei fondi UE all’indirizzo: http://www.opencoesione.gov.it/) vorremmo  fare una breve analisi delle cause di questa situazione che purtroppo perdura da anni (abbiamo già avuto modo di narrare la storia delle cosiddette “Italian Higways” realizzate in Irlanda grazie ai fondi non spesi dall’Italia e trasferiti alla più virtuosa Irlanda). La situazione è molto semplice: i fondi sono disponibili, solo che occorre saperli farseli assegnare seguendo – come fanno molti Stati membri dell’Ue – le normative che li regolano.

Occorre dunque che vi sia una conoscenza dei queste regole ed una capacità di progettazione che guardi si ai bisogni locali ma li contestualizzi in un ambito europeo. Occorre che vi sia un quadro burocratico – amministrativo più snello e politiche ed interventi mirati per superare questi “ostacoli”. Non si tratta di un atto di accusa alle imprese italiane (che tra l’altro sono protagoniste in molti programmi europei, anche quelli più complessi quali Horizon 2020)   o alla Pubblica Amministrazione (“frenata” ad esempio dai vincoli del Patto di Stabilità che spesso rende difficoltoso se non impossibile trovare le risorse finanziare necessarie per presentare una domanda di co-finanziamento). Quello che volgiamo dire è che in base alla nostra esperienza si può fare di più costruendo strategie e piani di azione di medio periodo che consentano di progettare seguendo le politiche dei programmi dell’Unione Europea ed affrontando i vari “ostacoli” con un partenariato locale forte, coeso e dotato delle professionalità necessarie. Quello che va assolutamente evitato è di “rincorrere” i bandi; prima si progetta e si costruisce un partenariato, poi si cerca la fonte di finanziamento per questo intervento. E, se non si riesce ad ottenere il finanziamento, abbiamo comunque un patrimonio progettuale da spendere in altri bandi e programmi.  

Questo è il modello vincete che abbiamo sperimentato, costruito e affinato in PromoPA Fondazione e che ha portato alla creazione di Antenna Europa: il nostro contributo ad assistere la Pubblica Amministrazione e le imprese nella progettazione e nell’ottenimento di fondi diretti ed in diretti dell’Unione Europea. 

Lo staff di Antenna Europa è disponibile, come sempre per approfondimenti e può essere contattato tramite mail (antennaeuropa@promopa.it), per telefono (0583/582783), via i canali social di PROMO Pa Fondazione, oppure visitando la sede di Lucca in Viale Luporini 37-57. 


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