Beni culturali e volontariato: un modello per gli Enti Locali

Francesca Velani, Vice Presidente PROMO P.A. Fondazione

Volontari per i beni culturali e operatori museali sono due pilastri della valorizzazione del nostro patrimonio e dunque della nostra crescita.
Le persone diventano volontari per ragioni differenti, tra le quali il desiderio di farsi nuovi amici, di divertirsi, di “restituire qualcosa alla società”, di uscire di casa, di arricchire il proprio curriculum, come momento di passaggio per trovare un nuovo lavoro, per tenere esercitate le abilità e le conoscenze acquisite nel corso di una vita. Tutti questi motivi sono ugualmente validi, ma va anche sottolineato che sei volontari su dieci affermano che il volontariato offre loro l’opportunità di sviluppare nuove competenze .

In questo senso l’ambito culturale ha da un lato molto da offrire e dall’altro richiede un notevole impegno sotto diversi punti di vista, un impegno registrato e analizzato a livello europeo sia da progetti come VoCH , sia da istituzioni come ICOM , che, segnatamente al ruolo dei volontari nei musei, hanno evidenziato in maniera forte la necessità di un nuovo modello di governance orientato a sistemi di gestione condivisa e improntati alla sussidiarietà.

In particolare l’ICOM Italia ha individuato tra le cinque linee d’azione su cui sviluppare politiche culturali innovative, la necessità di formare un numero sempre maggiore di volontari per i musei, questione definita determinante per uscire dalla crisi presente.

Sulla base delle esperienze realizzate si evince che le attività principali svolte nel settore da volontari in gruppi o associazioni sono sorveglianza, accoglienza, mediazione e interpretariato, assistenza per la fruizione (ad esempio, anziani e disabili), informazione e orientamento, rapporti con il territorio, ovvero operano lungo quasi tutta la filiera relativa ai beni oggetto di valorizzazione, siano essi in un museo, area archeologica, edificio monumentale, o zona a vincolo paesaggistico, ecc.

E’, quindi, evidente che per un istituto impegnato nella promozione della cultura e dell’arte, soprattutto nel caso di un ente pubblico, l’attività di coinvolgimento dei volontari dovrebbe avere una forte base organizzativa e di programmazione, premessa necessaria all’integrazione dei volontari, tenuto conto della diversità dei compiti, sia rispetto al personale di ruolo, sia rispetto ai concessionari dei servizi, oltre che con le altre attività dell’Ente.

Tali azioni devono necessariamente essere sostenute anche attraverso specifiche attività dedicate come: formare e organizzare la collaborazione dei volontari; mettere in opera accorgimenti nella gestione del personale, tenendo conto della presenza di figure che sfuggono alla logica del contratto di lavoro, ma operano in una diversa logica di solidarietà; supportare il personale dipendente nell’adattamento alla presenza fisica dei volontari in spazi già ridotti, ecc.

Ebbene, quanto sopra è da considerarsi premessa alla realizzazione di attività di valorizzazione e regolamentazione del rapporto volontariato/EELL, cui enti e associazioni hanno dato vita negli ultimi anni. In Toscana la Magna Charta del Volontariato per i beni culturali, rappresenta il precipitato di una collaborazione stretta tra enti e associazioni fortemente voluta e sostenuta da Cesvot, Regione Toscana, in collaborazione con la Direzione Regionale per i beni culturali e Paesaggistici della Toscana e Promo PA Fondazione.

La Magna Charta è un documento guida la cui attuazione è corso in Toscana attraverso un percorso di condivisione e formazione, e definisce le azioni per il riconoscimento, la programmazione e l’organizzazione dell’attività del volontariato nell’ambito del patrimonio culturale statale e locale, attraverso un progetto pilota che oggi rappresenta un modello replicabile ed esportabile.

Il progetto

 


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