Zangrillo ha ragione: finti gli obiettivi dati a fine anno

Che le attività di valutazione della performance si riducano spesso in meri adempimenti burocratici producendo solo carta è risaputo ed evidenziato dagli stessi operatori, come rilevato anche dai primi risultati dell’indagine sulla “PA vista da chi la dirige” realizzata da PROMO PA Fondazione e arrivata quest’anno alla undicesima edizione (presentazione del rapporto a Roma il 26 marzo 2024).

Che poco o nulla si sia fatto per rimediare dipende dal fatto che Legislatore e Pubblica Amministrazione sono soliti affrontare i problemi organizzativi elaborando modelli bellissimi sulla carta che peraltro, in mancanza di un’effettiva valutazione d’impatto, nella realtà si mostrano carenti e vanno ricalibrati.

Proprio questo ha provato a fare il Ministro per la PA Paolo Zangrillo, con la nota del 25 gennaio a tutte le Amministrazioni Pubbliche perché “l’attività di valutazione della performance individuale sia una attività concreta e non un mero esercizio burocratico al quale, purtroppo, molti sono ancora legati”.

Il punto debole di tutta l’architettura della performance, che la nota correttamente individua, sta nel momento dell’attribuzione degli obiettivi annuali di risultato, che come viene sottolineato dovrebbero essere definiti entro un tempo ragionevole, che nelle indicazioni del Ministro era individuato entro il mese di febbraio.

La necessità di attribuire gli obiettivi all’inizio dell’anno sembra una cosa scontata ma nella maggior parte dei casi non è così. Negli Enti Locali se ne parla dopo l’approvazione del bilancio il cui termine anche quest’anno è prorogato nonostante le indicazioni diverse del DM 25 luglio 2023, che ha aggiornato i principi contabili. Nemmeno nei Ministeri la situazione è migliore se ci sono casi in cui gli obiettivi risultano assegnati nell’ultimo trimestre dell’anno.

E’ di tutta evidenza che obiettivi assegnati a fine esercizio sono una mera finzione, perché la mancanza del presupposto temporale adeguato impedisce un’adeguata differenziazione delle valutazioni, come richiesto dalla Direttiva del 28 novembre scorso. Di conseguenza tutte le attività connesse hanno un valore solo formale e sono causa principale del verificarsi dello strano fenomeno del raggiungimento di tutti gli obiettivi con la conseguente attribuzione a cascata dei relativi premi di risultato.

Anche l’attribuzione degli obiettivi pur nel rispetto dei tempi rischia di essere una formalità se non consegue a un confronto fra chi gli obiettivi li dà e chi li riceve. La nota interviene anche su questo punto, in quanto proprio nel momento della negoziazione degli obiettivi sta l’altro elemento che dà sostanza all’attivazione del processo di valutazione. Perché è evidente che di fronte a obiettivi concordati vi sarà un maggior impegno per raggiungerli e un presupposto ragionevole per la successiva valutazione.
É la base del funzionamento di ogni organizzazione e non si vede perché non debba essere così anche nella Pubblica Amministrazione.


Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO PA Fondazione

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 12 febbraio 2024