Aumentano gli oneri di partecipazione alle gare

Parafrasando Kundera si potrebbe parlare di insostenibile leggerezza della semplificazione in materia di contratti pubblici, riferendosi a norme che si inseriscono in un dichiarato obiettivo semplificatorio ma non riescono a raggiungerlo, prendendo una direzione opposta.

E’ il caso di una norma del decreto semplificazione, ormai convertito in legge, che modificando l’art. 80 del codice dei contratti introduce la possibilità per la stazione appaltante di escludere dalla gara l’impresa se può dimostrare che la stessa non abbia pagato imposte tasse o contributi previdenziali non definitivamente accertati di importo superiore a 5.000 euro.

Ci si trova di fronte a un atteggiamento ricorrente del nostro legislatore, che invocando nella fattispecie un obbligo comunitario, per evitare di soccombere a una procedura di infrazione in atto, la 2018/2273, introduce obblighi mai richiesti dalle direttive comunitarie, come quello appunto di applicare la possibilità di esclusione in caso di inottemperanza agli obblighi fiscali e previdenziali ancorché non definitivamente accertati.

Nel caso di specie pertanto, come già avvenuto in altre parti del codice dei contratti, come nel subappalto, si introducono vincoli ulteriori rispetto a quelli richiesti dalla normativa europea.

Le conseguenze sul piano pratico sono che le aziende che vogliono partecipare a una gara, nel caso siano interessate da un accertamento fiscale o previdenziale, dovranno decidere se versare quanto richiesto, anche eventualmente senza fondamento, all’amministrazione fiscale o previdenziale o partecipare alla gara, rischiando l’esclusione e la connessa segnalazione all’ANAC.

Si dirà che le amministrazioni hanno la facoltà e non l’obbligo di escludere le imprese ma dopo tanti impegni per alleggerire le responsabilità dei dirigenti si scarica sule loro spalle una decisione, che difficilmente potrà essere favorevole alle imprese.

Possibili interpretazioni meno drastiche potranno forse consentire di risolvere singoli casi ma lasceranno comunque le porte aperte a contenziosi, che potranno essere evitati solo da una norma di rettifica, che si auspica possa essere adottata in sede di conversione del decreto agosto.


Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO PA Fondazione