Biomasse agroforestali: presentazione dei risultati dell’indagine di PROMO PA per un nuovo modello di governance

Annalisa Giachi, Responsabile Ricerche, PROMO P.A. Fondazione

 

Quali sono le opportunità legate alla valorizzazione delle agro energie? Il sistema di governance delle energie rinnovabili è adeguato alle sfide imposte dall’attuale contesto economico nazionale e internazionale? Il sistema imprenditoriale è pronto ad investire in questo settore? Il mondo agricolo vede nelle agro energie un’opportunità o solo un inutile spreco di risorse?

A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta Enermed, progetto di cooperazione transnazionale al quale partecipa la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con PROMO P.A. Fondazione e numerosi enti locali della Spagna (La Pobla de Benissa e la Comunità di Valencia), della Francia (PACA), della Grecia (Creta), dell’Italia (Toscana e Sardegna) e istituti di ricerca che operano a livello europei nel campo delle politiche energetiche e dello sviluppo sostenibile.

Nell’ambito di questo progetto, al quale è dedicato un seminario di approfondimento che si terrà a Pisa il prossimo 6 maggio, Promo Pa Fondazione ha supportato la Scuola Superiore Sant’Anna nella realizzazione di un’indagine volta a  definire un “modello toscano” di governance delle biomasse agroforestali, basato sul coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e sulla condivisione di modelli di azione sostenibili a livello economico, sociale ed ambientale.

L’indagine, realizzata attraverso la somministrazione di un questionario via web, ha coinvolto con grande successo circa 1300 interlocutori, selezionati tra imprese della filiera, pubbliche amministrazioni, liberi professionisti, Comitati civici, associazioni di categoria e esperti del settore.

Il quadro generale che emerge dall’indagine delinea un contesto positivo e favorevole agli investimenti nelle biomasse agro energetiche, ritenuti strategici da tutte le tipologie di interlocutori contattati. Le imprese sono i soggetti che più degli altri hanno questa percezione e conferiscono alla fonte biomassa un indice di importanza pari a 7,4 in una scala di valutazione 0-10. Rispetto alle altre fonti rinnovabili le agro energie vengono ritenute una risorsa più facilmente gestibile, anche per la possibilità di utilizzare materie prime diverse e alternative (legno, oli vegetali ed animali, scarti di lavorazione agricoli, ecc.).  Il secondo vantaggio risiede nel fatto che le agroenergie rappresentano una novità del mercato e vi è ancora una bassa concorrenza. I principali elementi di debolezza sono invece: i prezzi, ritenuti non sufficientemente remunerativi per i fornitori (soprattutto gli agricoltori e gli operatori forestali), una regolamentazione poco chiara del settore e la difficoltà nel reperire la materia prima dal territorio.

Le imprese, ma anche le pubbliche amministrazioni, guardano positivamente anche alla creazione di percorsi mirati di valorizzazione delle aree marginali per l’agricoltura food o di aree a grossa presenza di biomasse residuali, purché il processo di valorizzazione avvenga nel rispetto dell’ambiente e dei giusti equilibri tra destinazioni alimentari e destinazioni energetiche.

A testimonianza dell’interesse verso questa tipologia di fonte rinnovabile vi è il dato degli investimenti: circa il 40% delle imprese contattate ha dichiarato di avere in atto oppure di avere in programma investimenti nel settore. Il 46% di queste imprese ha optato per un impianto di cogenerazione, il 28% sulle caldaie a pellet, il 23% sugli impianti a biogas e solo il 3% sul biodiesel. Le modalità e le condizioni per la fornitura della materia prima risultano un aspetto prioritario: il 70% delle imprese che hanno deciso di investire ha attivato contratti di fornitura, inoltre, 7 contratti  su 10  sono stati stretti con aziende a livello locale.

Dal punto di vista del sistema di regolazione politico-normativo,  tutte le tipologie di interlocutori parlano di una situazione di “transizione non compiuta” in cui il passaggio dalla  fase spontaneista e di deregolamentazione nella gestione degli impianti non può dirsi ancora terminato e non ha ancora portato ad un assetto stabile delle competenze tra i diversi livelli di governo. Ne consegue una scarsa integrazione e dialogo tra i diversi soggetti, un basso livello di integrazione tra gli strumenti di programmazione e la difficoltà nello stabilire sinergie tra i decisori chiave a livello tecnico e politico. Pur con queste difficoltà , il sistema toscano sta trovando un suo equilibrio  e va verso la definizione di un modello equilibrato che cerca di coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale degli investimenti.

L’indagine fotografa un sistema economico produttivo che, pur con le dovute cautele, è pronto ad accogliere la sfida delle agroenergie e a scommettervi, anche ai fini del consolidamento del reddito di chi opera nel settore agro-forestale e che, oggi più che mai, ha bisogno di estendere il mercato di riferimento e differenziare la propria attività. Alle istituzioni e agli stakeholder resta il compito non facile di accompagnare il processo trovando gli strumenti di governance più adeguati nel rispetto dell’ambiente che ci circonda. 
 


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