Dieci Dossier per le metropoli italiane

Giovanni Vetritto Direttore Generale del Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri


Un anno di lavoro, più di mille pagine di analisi statistiche ed economiche sulle 10 città metropolitane peninsulari direttamente disciplinate dalla legge Delrio (la n. 56 del 2014); questo, in sintesi, il contributo dei Dossier sulle città metropolitane prodotti dal Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri e appena pubblicati in formato elettronico sul relativo sito internet (http://www.affariregionali.it/comunicazione/dossier-e-normativa/i-dossier-delle-citt%C3%A0-metropolitane/).

La ragione che ha suggerito questo sforzo di analisi e di proposta va ricercata nella lenta attuazione delle nuove autorità introdotte dalla citata legge per un migliore governo delle principali città italiane.
La fase statutaria e di definizione delle regole è stata infatti condotta, seppure con tempi diversi nelle diverse realtà, con un ritmo complessivamente soddisfacente; non è però seguita una altrettanto decisa fase di riorganizzazione dei servizi, di effettivo institution building amministrativo, di ripensamento di ambiti di attività, di individuazione di scale di offerta dei servizi.
Con i Dossier il Dipartimento intende offrire informazioni per le decisioni: rielaborando i dati ufficiali censuari dell’ISTAT offre a ciascuna città la fotografia delle proprie dinamiche reali di interdipendenza dei luoghi, di ritmi di spostamento quotidiani delle persone, di collocazione fisica delle fasce di cittadinanza (anziani, bambini, migranti).
Ciò, si confida, potrà portare le autorità politiche nei diversi contesti metropolitani a individuare luoghi e livelli del governo dei più complessi fenomeni di vita collettiva nei contesti urbani.
I Dossier, però, offrono anche un’altra, e certamente inedita, chiave di lettura del nuovo ruolo delle autorità metropolitane.
In quanto responsabili della elaborazione di un Piano strategico triennale, queste autorità, come anche la migliore dottrina giuridica ha sottolineato, avranno il principale ruolo di promotori dello sviluppo economico. A questi fini, l’Italia si allineerà finalmente a una tendenza planetaria che vede radicarsi sempre più nei contesti urbani la capacità dei sistemi di impresa di produrre reddito e posti di lavoro.
Alla luce di una recente e interessante letteratura economica sullo sviluppo, di matrice hirschmaniana, i Dossier offrono una analisi dei vantaggi comparati e delle specializzazioni produttive più promettenti di ciascun sistema metropolitano, utilizzando un indicatore obiettivo che valuta le potenzialità di sviluppo usando come proxi la capacità di export (il cosiddetto Indice di Balassa).
Si tratta di un primo spunto di riflessione volto a sostenere dinamiche di fertilizzazione produttiva urbana, sulle tracce del modello catalano di pianificazione strategica, che ha ispirato pratiche di concertazione dello sviluppo ormai consolidate nelle principali città europee.
Altre e diverse analisi potranno subentrare ed essere sviluppate; l’auspicio, anzi, è che questa prima suggestione che il Dipartimento ha inteso offrire non resti isolata e provochi una dibattito vivace ed empiricamente fondato sulla prospettiva di riposizionamento strategico delle nostre città nel contesto della concorrenza tra le “globlal cities” (per dirla con Saskia Sassen).
La concorrenza tra Stati si manifesta sempre più come concorrenza tra i loro sistemi urbani; con questi Dossier si confida di avere dato una prima spinta per far riguadagnare al sistema urbano italiano la posizione che merita per storia e potenzialità produttive.

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