Si va verso la Delrio 2.0?

Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO P.A. Fondazione

 

Si può paragonare il modello della città metropolitana di Lione a quello degli analoghi enti creati dalla legge Delrio? Evidentemente no se si guarda all'assetto istituzionale e all'autonomia finanziaria. Sì se si fa riferimento alla capacità della Città Metropolitana di Lione di creare un brand identitario, in cui si riconoscono enti e cittadini che ne fanno parte e a quella di erogare servizi per tutti gli enti del territorio, promuovendone altresì l'attrattività, attraverso modalità di confronto e di condivisione sia a livello sociale che istituzionale.
 
Le considerazioni emerse nel corso della presentazione dello studio promosso dalla Città Metropolitana di Firenze e da Promo PA Fondazione hanno peraltro affrontato un tema più vasto. Se da un lato il sindaco Nardella ha evidenziato il ruolo positivo delle Città Metropolitane per contrastare il contesto attuale, fortemente divisivo, tra nazionalismi e rischi di dissoluzione del progetto europeo, dall'altro sono state denunciate da parte degli addetti ai lavori, segretari e direttori dei nuovi enti, le criticità di una legge – la Delrio – concepita in una prospettiva di riforma costituzionale fallita.
 
Così Vincenzo del Regno si è domandato quale ruolo può avere oggi la pianificazione strategica e come essa possa distinguersi e qualificarsi rispetto alle passate stagioni di pianificazione degli anni ’90 senza un collegamento con la leva urbanistica e con i connessi poteri, cui si devono aggiungere e consolidare  competenze gestionali, proposte da Antonio Meola, se non si vuole che le Città Metropolitane diventino “fantasmi istituzionali”, come le ha definite recentemente Ferruccio De Bortoli.
 
Nella sostanza, dal confronto è emersa la necessità di un “tagliando” alla legge Delrio, sia nella direzione di potenziare e valorizzare il ruolo delle Città metropolitane, sia per ridefinire il ruolo delle Province, di cui non si può ormai ignorare la conferma del rango costituzionale.
 
Il problema – sollevato recentemente anche dal Presidente dell'Anci De Caro – può essere risolto solo con una profonda revisione della legge (una Delrio 2.0 come auspicato da Pietro Rubellini), i cui effetti sono stati comunque – a prescindere dalla vicenda  costituzionale – assai deludenti, tant’è che nella ricerca annuale di Promo PA Fondazione sulla “PA vista da chi la dirige” la legge viene valutata molto negativamente dalla quasi totalità dei dirigenti pubblici (solo il 20% dei dirigenti ritiene infatti che la stessa abbia avuto effetti positivi in termini di miglioramento dei servizi erogati a cittadini ed imprese).
 
Sulla stessa linea Maurizio Caristia, che ha portato la testimonianza della rete metropolitana del Nord Sardegna, introducendo il tema della revisione dei modelli istituzionali, cui va aggiunto, a parere di Giuseppe Formichella, Segretario Generale della Città Metropolitana di Torino la necessità di rivedere attentamente, sempre nell'ottica del "tagliando", il perimetro delle competenze, anche per superare quella "patologia" del nostro ordinamento che sono le competenze concorrenti, come sottolineato da Piero Araldo Direttore Generale della Città Metropolitana di Genova.
 
E’ poi significativo della crisi che attraversa la PA per l'instabilità e l'ipertrofia legislativa, che le critiche alla Delrio si siano estese alle recenti riforme della pubblica amministrazione, con la richiesta, da parte di Giovanni Di Pangrazio, vice presidente di Anci Abruzzo, di rivedere l’assetto complessivo delle procedure, con l’obiettivo principale di semplificare un quadro operativo che rischia di portare alla paralisi, con i dirigenti bloccati da responsabilità crescenti e spesso distolti dagli obiettivi di gestione per il carico degli  adempimenti in materia di anticorruzione.
 
Non poteva mancare una riflessione critica sul ruolo delle Regioni, che tendono ad assumere – contrariamente alla loro natura – sempre più ruoli gestionali, come rilevato da Roberto Finardi, Direttore Generale della Città Metropolitana di Bologna.
 
Le considerazioni emerse nel corso della giornata sono state condivise, anche se in parte, dal Capo del Dipartimento delle Regioni Antonio Naddeo, che pur riconoscendo la necessità di intervenire in sede legislativa ha comunque sottolineato il ruolo fondamentale dei comportamenti individuali per rendere virtuose le fasi di cambiamento istituzionale.
 
* il presente articolo riprende, con alcune integrazioni, l'analogo intervento apparso sul Sole 24 Ore QEL dell'8/3/2017 


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