La PA vista da chi la dirige: verso l’VIII Rapporto. A latere osservazioni sul progetto di riforma: incarichi, valutazioni, formazione, segretari, anticorruzione

Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO P.A. Fondazione

E’ in corso di svolgimento l’indagine sulla dirigenza che porterà alla redazione dell’ottavo rapporto, quest’anno di particolare attualità perché in concomitanza il Governo ha lanciato con la lettera aperta un vasto programma di riordino della dirigenza pubblica.

E’ naturale perciò che oltre agli approfondimenti che costituiscono l’ossatura del rapporto, emergano in questa edizione anche alcune valutazioni sulle proposte del Governo, anche se questo non è l’obiettivo del rapporto, che esamina la situazione contestuale alla rilevazione.

Con l’occasione alcune brevissime prime osservazioni su questa annunciata riforma della PA, per quel che se ne conosce dalle formulazioni della lettera e dalla prime indiscrezioni. Una considerazione preliminare: per come i Governi hanno affrontato il problema da anni, sembra che la PA sia composta solo da dirigenti. Forse andrebbero prese in considerazione anche le posizioni – meno appariscenti, ma non per questo meno importanti – di chi lavora in sala macchine e proprio per questo può influire in modo diretto sul funzionamento del sistema. Penso alle posizioni di diretta collaborazione con i dirigenti, che andrebbero valorizzate, prefigurando uno status di autonome responsabilità, ormai indispensabile in un momento in cui il numero dei dirigenti deve essere ridotto per i vincoli di bilancio. Dare una maggiore dignità funzionale a queste figure, prevedendone sbocchi di carriera, significa anche creare le premesse per costituire un  vivaio di personale qualificato che possa aspirare legittimamente a ricoprire posizioni di vertice.

Sui contenuti, ben venga la semplificazione dei processi di valutazione, che è attualmente affogata negli adempimenti burocratici, così come l’utilizzo dei risultati della valutazione non solo ai fini economici ma anche per l’attribuzione di incarichi successivi ( il che non sembra avvenire, stando almeno ai risultati dei rapporti degli anni scorsi). Opportuna anche la revisione della retribuzione di risultato, sempre che non sia agganciata a risultati generici ma a quelli immediatamente attribuibili al dirigente.

Perplessità per la ventilata attribuzione degli incarichi da parte di un soggetto indipendente. Mi sembra tutto da dimostrare che in un sistema fisiologico ci si debba affidare a un soggetto esterno che non ha ovviamente le capacità per valutare l’idoneità concreta del dirigente ad assumere un incarico.

Non si parla di liberare risorse per la formazione, in particolare per l’aggiornamento permanente, di grande importanza in un sistema ad alta instabilità normativa, con continue correzioni al “sistema” fatte nel “tentativo di fronteggiare la crisi con lo strumento normativo”. Questi continui interventi “peggiorano la situazione e hanno portato nei fatti a moltiplicare gli emanatori di regole, estendendoli alle autorità indipendenti, dotate spesso di poteri sanzionatori analoghi ai soggetti istituzionali… L’alluvione legislativa della crisi ha evidenziato una tecnica redazionale tutt’altro che soddisfacente… e un’incapacità di prefigurarsi la portata pratica dei singoli interventi, con la sottovalutazione degli effetti perniciosi delle continue “correzioni” al sistema” (Cfr. Guido Rossi, “L’alluvione legislative e le grida spagnole”, il Sole 24 Ore, 27 ottobre 2013, pag. 1). Per questi motivi l’aggiornamento permanente non solo è indispensabile per dotare funzionari e dirigenti degli strumenti professionali per maneggiare regole così complesse ma dovrebbe essere immediato e decentrato.

Per quanto riguarda infine l’amministrazione locale è interessante la possibilità di osmosi con l’amministrazione centrale mentre sembra parzialmente superata con la risposta del Ministro all’Associazione (cfr. Sole 24 Ore del 9/5/2014) la ventilata soppressione tout court dei segretari, che rappresenta quasi un caso di studio sugli effetti deleteri dell’instabilità legislativa. A parte ogni altra considerazione infatti, vi è una assoluta incongruenza a livello di sistema fra l’aver affidato ai segretari meno di due anni fa con la Legge 190/12 la responsabilità di predisporre il piano triennale per la prevenzione della corruzione, attribuendo loro altresì la vigilanza sull’attuazione dei piani, con l’annunciata soppressione della figura, che quanto meno ne indebolisce l’autorevolezza nelle attività di prevenzione della corruzione.

 


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