PAUCA SED BONA, a proposito di riforma della Pubblica Amministrazione

Gaetano Scognamiglio, Presidente PROMO P.A. Fondazione

 

La riforma della Pubblica Amministrazione annunciata come prossima non suscita entusiasmi nelle folle e tantomeno nella stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, che dagli effetti delle riforme degli ultimi anni si stanno ancora leccando le ferite.

Nel primo caso l’opinione pubblica è da un lato  scettica di fronte a un tema troppo ricorrente nei programmi di governo per essere ancora credibile e dall’altro è talmente digiuna delle conoscenze del settore che le si può dare a intendere tranquillamente che fra le novità della promessa riforma  ci sarà l’assoggettamento al giudice ordinario delle cause in materia di pubblico impiego, il che accade  già dal 1998.

Nel secondo caso gli addetti ai lavori hanno assistito agli effetti deflagranti dell’aumentata influenza politica sulle nomine e sulle carriere e al contemporaneo allargarsi a dismisura della forbice stipendiale.

Per ottenere allora una discontinuità con i precedenti tentativi di riforma  sarebbe bene operare sulla cause del malfunzionamento della PA e non sugli effetti.

E sulla prima delle cause, ovvero la mancata semplificazione, vale la pena di soffermarsi. Ormai la parola semplificazione ha perso di credibilità perché spesso si emana un provvedimento di pretesa semplificazione, che richiede vagonate di decreti attuativi o che semplicemente sostituisce nuovi adempimenti a quelli soppressi, con l’aggravante di modificare procedure già in uso. Vi è nel nostro Paese una incapacità genetica , quasi una avversione naturale alla vera semplificazione. Quando si abolisce un Ente per creare un Agenzia, non si sta facendo semplificazione ma si sta cambiando la cartellonistica. Quando una procedura si modifica invece di abolirla, non si fa semplificazione ma sostituzione di moduli e di timbri.

La burocrazia può avere molte colpe ma è pur sempre lo specchio della legislazione: il pane che produce dunque ha il sapore della farina che le fornisce il legislatore, che spesso è di scarsa qualità. Allora per migliorare la Pubblica Amministrazione cominciamo a migliorare la legislazione, semplificando le norme, sopprimendo quelle inutili, eliminando procedure che si alimentano reciprocamente. La storia delle norme sui contratti pubblici è da questo punto di vista esemplare. I ritardi che si attribuiscono alla burocrazia  in quel campo sono gli effetti diretti di una normativa incoerente, contraddittoria e palesemente sovrabbondante. L’agenda digitale potrà apportare miglioramenti ma è illusorio affidarsi fideisticamente alla tecnologia se a monte non si farà semplificazione, quella vera.

Negli ultimi anni la burocrazia è diminuita di circa il 10%. La contrattazione è ferma e non si prevedono alleggerimenti del blocco del turn over. Possibilità di incentivi vicina allo zero. E allora se lo Stato vuole veramente  migliorare la propria struttura amministrativa deve agire sulle motivazioni, che non sono solo quelle economiche. Fortunatamente la stragrande maggioranza dei dirigenti pubblici sente con orgoglio di svolgere un ruolo di civil servant (l’82% nel 2013)* ed è contemporaneamente consapevole della necessità di elevare il livello professionale dei propri collaboratori (il 55,5% nel 2013, in aumento di quasi il 3% rispetto al 2012)*. Puntare sulla mobilità può essere una sfida ma questa deve essere collocata in un percorso di arricchimento professionale per essere motivante. Si abolisca allora  l’assurdo blocco delle spese di formazione, assolutamente contraddittorio con l’obiettivo della mobilità professionale e si consentano percorsi di aggiornamento permanente, che possono costituire la premessa per una mobilità volta a razionalizzare la distribuzione delle risorse umane non solo in funzione della spending review ma anche per arricchire la professionalità degli operatori.

Semplificazione e formazione dunque ma anche motivazione perché non si è mai visto un generale vincere la battaglia combattendo i propri soldati.

*
“La PA vista da chi la dirige” – Rapporto 2013, Quaderni FORMEZ 2014, pagg. 110 e 112. Il rapporto, giunto alla VII edizione, è promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica e realizzato da PROMO P.A. Fondazione

 


Riproduzione riservata

Per altri articoli di approfondimento clicca qui